Giovedi 29 ottobre ore 18.00
"UN’ALTRA FINE DEL MONDO E’ POSSIBILE"
Post Social Aperitive @ CS CANTIERE
via MonteRosa 84 – Milano
con:
* David Balleby Rønbach [Climate Justice Action – Copenhagen]
* Marco Deriu [Università di Pavia]
La crisi economica nella quale ci troviamo non è che uno dei sintomi di una più profonda crisi della nostra civiltà che si manifesta su molteplici piani, fra i quali quello ecologico, che ci parla dell’insostenibile sogno di una crescita infinita in un pianeta dalle risorse finite, dell’uso ingiusto di queste risorse, volto ad arricchire ed avvantaggiare un’esigua élite a scapito di tutt*, di una sostenibilità che non può prescindere da un netto cambiamento di rotta rispetto ad un sistema che fa del consumo e dello spreco uno dei suoi perni centrali.
Per secoli i potenti della terra sono stati abituati ad inquinare e ad avvelenare in nome del guadagno la nostra terra come le nostre vite, ad abusare del potere sulle risorse e sui beni primari, conquistati con la forza degli eserciti, per soggiogare e vincere ogni moto di dissidenza, ad usare guerre e distruzione come strumenti di governance del mondo, sprezzanti di ogni istanza sociale ed ecologica, disposti ad ogni tipo di guerra e repressione per mettere a tacere i movimenti sociali che si alzano in difesa dei diritti.
Oggi si cerca di dare nuova vita ad un sistema a pezzi riciclandolo dietro la maschera di un capitalismo dal volto umano ed ecologicamente sostenibile, che mantiene però inalterati i rapporti ingiusti che lo caratterizzano, che non mette in discussione il modello di crescita continua e consumo sfrenato che sta alla sua base, che non ascolta chi propone soluzioni dal basso alla crisi nella quale ci troviamo, chi parla di beni comuni invece che di merci.
A Copenhagen, questo Dicembre, i grandi della terra si riuniranno sul tema dell’ambiente cercando di offrirci ancora una volta le loro false soluzioni alla crisi climatica, fatte di risposte basate sul mercato e sull’ingiusto meccanismo dei crediti carbonio, in un vertice blindato che si propone di tagliare fuori le istanze di cambiamento sistemico, di rispetto delle popolazioni indigene, di ascolto dei bisogni del Sud globale, di ripensamento sull’uso delle risorse.
I movimenti da tutto il mondo convergeranno nella capitale danese per denunciare con forza l’ingiustizia di questo sistema, per reclamare il potere di decidere sulle proprie vite e sulla terra come bene comune primario, per riaffermare il bisogno di risposte comuni e dal basso alla situazione critica nella quale ci troviamo, per gridare a gran voce che un’altra fine del mondo è possibile.